
Il Nardò manca il record assoluto di vittorie ma aggancia il sesto posto in classifica con 50 punti. Una partita a senso unico con un Nardò perennemente all'attacco. E' mancato solo il goal. Poco male. Il Nardò chiude in bellezza tra l'entusiasmo generale.
NARDO’: Bassi, De Padova, Collaro, Moreno, Citto, Esposito, Elia (Rollo 46’ s.t.), Patera (Verdesca 3’ s.t.), Di Rito, Tartaglia, De Benedictis (Saracino 20’ s.t.). In panchina: Di Marco, Polo, Marini, Scigliuzzo. All.Longo.
JAPIGIA: Leleuso, Cafagno (Coscia 41’ s.t.), Gagliardi, Dammacco, Faccitondo, Zizzariello, Genchi (Daddario 21’ s.t.), Andrisani, Nocco, Ghirardelli (Caricola 28’ s.t.), Tateo. In panchina: Damiani, Mele, Amoruso, Calabrese. All. Sportelli.
ARBITRO: Gagliani di Brindisi.
NOTE: ammoniti Dammacco, Faccitondo e De Benedictis. Angoli 10-0 per il Nardò.
NARDO': Il Nardò non riesce a regalarsi l’ultima soddisfazione di una stagione che resta comunque da incorniciare. Il record delle sette vittorie consecutive sfuma proprio davanti all’ostacolo apparentemente più abbordabile, anche se il pareggio non impedisce comunque ai granata di conquistare il piazzamento migliore (sesto posto) dell’ancor breve frequentazione del campionato di Eccellenza.
Il Nardò ha provato fino all’ultimo a porre la ciliegina su un finale di stagione senza ansie e generosissimo di punti e di gratificazioni, come neanche il più visionario tra i tifosi avrebbe immaginato soltanto fino a qualche mese addietro. Ma nel calcio ci sono partite che sembrano quasi segnate dal destino e sul più bello il Nardò si è imbattuto in una di quelle. Poco male, in definitiva, dal momento che il risultato in ogni caso non contava ai fini della classifica. Neanche per lo Japigia, in verità, ma dinanzi alla evidente superiorità tecnica e di palleggio del Nardò ai gialloverdi baresi non è restato altro da fare se non rintanarsi nelle retrovie, in massa, a difesa dello 0-0. Una scelta obbligata per l’incapacità di orchestrare la benché minima ripartenza degna di nota, così da sfruttare gli ampi spazi che pur i granata, impegnati in un generosissimo forcing, avrebbero potuto concedere.
E così quella che poteva essere una partita da giocare con la testa sgombra da assilli e tatticismi, più simile ad un’amichevole che ad una partita ufficiale, si è presto trasformata in un assalto ad un fortino di resistenti passivi, come se ci fosse in ballo chissà quale traguardo. E di tanto in tanto succede pure che un tale atteggiamento tattico venga premiato. Anche perché probabilmente il Nardò sarà pure sceso in campo privo di quell’ardore agonistico e di quella feroce concetrazione che lo hanno accompagnato in questa stupenda cavalcata finale. Poi ci si è messa una certa imprecisione sottoporta degli attaccanti, quindi la foga di raggiungere lo storico traguardo che ha indotto più di qualcuno a forzare i tempi con improbabili soluzioni personali, piuttosto che cercare geometrie e coralità di gioco.
Partita che avrebbe potuto avere tutt’altra storia senza il gol annullato proprio in avvio a Di Rito. Dopo due minuti è travolgente la percussione di De Benedictis, il suo destro è respinto alla meglio da Leleuso proprio sui piedi dell’attaccante argentino, pescato però in fuorigioco dal primo collaboratore di linea di Gagliani. L’avvio granata è comunque travolgente e al 13’ una bella combinazione palla a terra tra Tartaglia, De Benedictis ed Elia, serpentina di quest’ultimo in area e sinistro rasoterra a fil di palo, fuori di un soffio. Il Nardò attacca a capofitto e lo Japigia al 15’ sfrutta per la prima e unica volta gli spazi larghi concessi dalla retroguardia neretina: una serie di tocchi orizzontali finiscono con lo smarcare in area Genchi, sul quale è reattivo Bassi, con un balzo felino in uscita, ad estirpargli il pallone tra i piedi. Pur concedendosi qualche pausa o qualche leziosità di troppo la gara è un monologo del Nardò. Di Rito per due volte viene servito in piena area, ma dapprima la sua deviazione aerea incoccia su un difensore e si perde a lato (23’), poi conclude centralmente, trovando la respinta di piede di Leleuso (32’). Molti dubbi, un minuto dopo, su un fuorigioco sbandierato a De Benedictis, che conclude inutilmente in rete. Al 36’ invece ancora un travolgente slalom in area di Elia che supera avversari come birilli, si accentra e poi conclude di sinistro di un soffio a lato sul palo più lontano, a Leleuso battuto.
L’arrembaggio prosegue anche nella ripresa, ma con il passare dei minuti il Nardò mostra la faccia della confusione tattica, di idee, di geometrie smarrite dinanzi all’arroccamento dello Japigia e alla smania di acciuffare il record. Penetrare in area diventa sempre più difficile e tutti cercano la soluzione dalla distanza. Leleuso però è attento a neutralizzare i tentativi di Moreno, De Benedictis, quindi di Saracino, che gli subentra e tenta subito (’20) un diagonale da posizione impossibile, anziché servire lo smarcato Di Rito in area. Il gol resta una chimera mentre la collezione di corner lievita fino a raggiungere la doppia cifra. E proprio dagli sviluppi dell’angolo n° 7 potrebbe venire la sospirata marcatura, ma Saracino manca di un nonnulla la deviazione sottomisura (25’), ingannando lo stesso Citto che si vede sbattere il pallone sullo stinco. Al 39’ Di Rito danza sulla linea di fondo e in dribbling si crea lo spazio per mettere un pallone al centro, fuori misura per Elia, che regala l’ultimo brivido al 41’ con una bordata dalla lunghissima distanza, che sfugge per un attimo dalle mani di Leleuso.
Finisce a reti bianche. Una piccola delusione per un pubblico mai accorso così numeroso (oltre mille spettatori) per una gara di fine stagione, sostanzialmente ininfluente ai fini della classifica. Quasi a consacrare un patto d’amore tra società, squadra e tifoseria in vista della prossima stagione, che si preannuncia come un viaggio ricco di ambizioni e speranze. Un viaggio verso l’agognato ritorno in un campionato nazionale.
Michele Climaco
JAPIGIA: Leleuso, Cafagno (Coscia 41’ s.t.), Gagliardi, Dammacco, Faccitondo, Zizzariello, Genchi (Daddario 21’ s.t.), Andrisani, Nocco, Ghirardelli (Caricola 28’ s.t.), Tateo. In panchina: Damiani, Mele, Amoruso, Calabrese. All. Sportelli.
ARBITRO: Gagliani di Brindisi.
NOTE: ammoniti Dammacco, Faccitondo e De Benedictis. Angoli 10-0 per il Nardò.
NARDO': Il Nardò non riesce a regalarsi l’ultima soddisfazione di una stagione che resta comunque da incorniciare. Il record delle sette vittorie consecutive sfuma proprio davanti all’ostacolo apparentemente più abbordabile, anche se il pareggio non impedisce comunque ai granata di conquistare il piazzamento migliore (sesto posto) dell’ancor breve frequentazione del campionato di Eccellenza.
Il Nardò ha provato fino all’ultimo a porre la ciliegina su un finale di stagione senza ansie e generosissimo di punti e di gratificazioni, come neanche il più visionario tra i tifosi avrebbe immaginato soltanto fino a qualche mese addietro. Ma nel calcio ci sono partite che sembrano quasi segnate dal destino e sul più bello il Nardò si è imbattuto in una di quelle. Poco male, in definitiva, dal momento che il risultato in ogni caso non contava ai fini della classifica. Neanche per lo Japigia, in verità, ma dinanzi alla evidente superiorità tecnica e di palleggio del Nardò ai gialloverdi baresi non è restato altro da fare se non rintanarsi nelle retrovie, in massa, a difesa dello 0-0. Una scelta obbligata per l’incapacità di orchestrare la benché minima ripartenza degna di nota, così da sfruttare gli ampi spazi che pur i granata, impegnati in un generosissimo forcing, avrebbero potuto concedere.
E così quella che poteva essere una partita da giocare con la testa sgombra da assilli e tatticismi, più simile ad un’amichevole che ad una partita ufficiale, si è presto trasformata in un assalto ad un fortino di resistenti passivi, come se ci fosse in ballo chissà quale traguardo. E di tanto in tanto succede pure che un tale atteggiamento tattico venga premiato. Anche perché probabilmente il Nardò sarà pure sceso in campo privo di quell’ardore agonistico e di quella feroce concetrazione che lo hanno accompagnato in questa stupenda cavalcata finale. Poi ci si è messa una certa imprecisione sottoporta degli attaccanti, quindi la foga di raggiungere lo storico traguardo che ha indotto più di qualcuno a forzare i tempi con improbabili soluzioni personali, piuttosto che cercare geometrie e coralità di gioco.
Partita che avrebbe potuto avere tutt’altra storia senza il gol annullato proprio in avvio a Di Rito. Dopo due minuti è travolgente la percussione di De Benedictis, il suo destro è respinto alla meglio da Leleuso proprio sui piedi dell’attaccante argentino, pescato però in fuorigioco dal primo collaboratore di linea di Gagliani. L’avvio granata è comunque travolgente e al 13’ una bella combinazione palla a terra tra Tartaglia, De Benedictis ed Elia, serpentina di quest’ultimo in area e sinistro rasoterra a fil di palo, fuori di un soffio. Il Nardò attacca a capofitto e lo Japigia al 15’ sfrutta per la prima e unica volta gli spazi larghi concessi dalla retroguardia neretina: una serie di tocchi orizzontali finiscono con lo smarcare in area Genchi, sul quale è reattivo Bassi, con un balzo felino in uscita, ad estirpargli il pallone tra i piedi. Pur concedendosi qualche pausa o qualche leziosità di troppo la gara è un monologo del Nardò. Di Rito per due volte viene servito in piena area, ma dapprima la sua deviazione aerea incoccia su un difensore e si perde a lato (23’), poi conclude centralmente, trovando la respinta di piede di Leleuso (32’). Molti dubbi, un minuto dopo, su un fuorigioco sbandierato a De Benedictis, che conclude inutilmente in rete. Al 36’ invece ancora un travolgente slalom in area di Elia che supera avversari come birilli, si accentra e poi conclude di sinistro di un soffio a lato sul palo più lontano, a Leleuso battuto.
L’arrembaggio prosegue anche nella ripresa, ma con il passare dei minuti il Nardò mostra la faccia della confusione tattica, di idee, di geometrie smarrite dinanzi all’arroccamento dello Japigia e alla smania di acciuffare il record. Penetrare in area diventa sempre più difficile e tutti cercano la soluzione dalla distanza. Leleuso però è attento a neutralizzare i tentativi di Moreno, De Benedictis, quindi di Saracino, che gli subentra e tenta subito (’20) un diagonale da posizione impossibile, anziché servire lo smarcato Di Rito in area. Il gol resta una chimera mentre la collezione di corner lievita fino a raggiungere la doppia cifra. E proprio dagli sviluppi dell’angolo n° 7 potrebbe venire la sospirata marcatura, ma Saracino manca di un nonnulla la deviazione sottomisura (25’), ingannando lo stesso Citto che si vede sbattere il pallone sullo stinco. Al 39’ Di Rito danza sulla linea di fondo e in dribbling si crea lo spazio per mettere un pallone al centro, fuori misura per Elia, che regala l’ultimo brivido al 41’ con una bordata dalla lunghissima distanza, che sfugge per un attimo dalle mani di Leleuso.
Finisce a reti bianche. Una piccola delusione per un pubblico mai accorso così numeroso (oltre mille spettatori) per una gara di fine stagione, sostanzialmente ininfluente ai fini della classifica. Quasi a consacrare un patto d’amore tra società, squadra e tifoseria in vista della prossima stagione, che si preannuncia come un viaggio ricco di ambizioni e speranze. Un viaggio verso l’agognato ritorno in un campionato nazionale.
Michele Climaco
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